Salvatore Di Sante
32
di Salvatore Di Sante
Frugo in tasca, apro il pugno. Non mi ci vuole molto a contare gli spicci. L'elemosina è stata magra. Ci scappa giusto un caffè. Ma che me ne faccio? Arrivassi almeno a un euro e mezzo potrei prendere uno di quei tramezzini di plastica. E' quasi l'una. Mi trascino sui ciottoli col sole che mi cuoce. La polvere e la sporcizia pesano come una coperta lurida. Quando ci si arrangia per strada non si può fare sempre una doccia al giorno. Una bella doccia! Ecco una cosa che mi manca, dell'Istituto. Sarà sopravvissuto qualcun altro? Di sicuro mi cercano. Tenere un profilo basso: più basso del mendicante... dovrei essere sulla strada giusta. Sorrido e le labbra screpolate mi fanno male. La strada giusta... riesco anche a fare battute.
Lo stomaco brontola. Per fortuna per l'acqua ci sono le fontanelle. Alzo gli occhi al cielo terso e neanche lui ha le risposte che cerco. Un panino, ecco cosa mi serve assolutamente. Un panino, come minimo. I poteri esigono un metabolismo indiavolato. Derubare un altro barbone? Non vorrei proprio ma se continua così... Poi però devo cambiare zona. Oppure...
Da un parcheggio coperto arrivano delle grida. Oppure...
Gridano incitamenti. Esclamazioni sguaiate. Ho capito di che si tratta. Neanche questo mi piace troppo ma tra un po' svengo per la fame e con la pancia vuota gli ideali pesano meno. Ma la polizia lo sa e fa finta di non sapere? Comunque, vado.
- Duecento euro a chi stende Brutus! - urla un piccoletto calvo e congestionato. Hanno sempre nomi pittoreschi, questi ceffi qui. - Chi vuole provare? Duecento euro sul piatto signori!
Brutus è un ciccione di due metri con più peli che muscoli. Grugnisce sforzandosi di esibire bicipiti inesistenti. Qualcuno trascina più in là lo sfidante precedente: il viso è una maschera di sangue che gli cola copioso sul petto nudo.
- Ci provo io. - Il piccoletto mi studia pazientemente, con sguardo schifato. Dalla testa rasata alle Nike stracciate e ritorno, biascicando una gomma come un lama. Sono robusto ma un ragazzino conciato come un pezzente non dovrebbe rappresentare una minaccia ai suoi guadagni. Brutus mi osserva e sogghigna scostandosi la zazzera impiastricciata. Sì sì ridi scimmione. Un po' mi fa pena.
- Li hai duecento euro? - Il nanetto ha colto nel segno. L'unica falla nel mio piano per il pranzo. Incrocio mentalmente le dita e gioco la mia carta col primo che mi capita a tiro, fra il capannello di spettatori.
- Me li presti? Se vinco facciamo a metà. - Il bifolco mi guarda come fossi un marziano. Ha le guance rubizze e gli occhi a fessura. Sarà che quest'avvinazzato ha duecento euro... Magari è messo peggio di me. Invece si accende all'improvviso e scatta come un pupazzo a molla. Imbratta la canotta passandoci la mano sporca di grasso e stringe la mia tutto esaltato. - Ok, affare fatto! Questa la voglio vedere. - Estrae dalle tasche una mazzetta e la lancia al nano che la artiglia al volo.
- Ooook!- esclama lesto lo gnomo che conduce le danze. Ha contato i soldi e messo in bocca un sigaro. Già pregusta la vincita. Freme per vedermi al tappeto.
- Il ragazzino contro Brutus! Vediamo cosa sai fare, ragazzino. Sei pronto?!
Tengo la maglietta, non vale la pena spogliarsi. Intorno il pubblico si scalda. Si allargano per fare spazio e comincia il baccano.
Il tizio che mi ha prestato i soldi mi osserva tra l'incredulo e lo speranzoso.
Un urlo più forte degli altri mi distrae. Con la coda dell'occhio vedo Brutus che mi si scaglia contro. Inutile. La mole non gli consente di essere veloce. Allarga il braccio per preparare un gancio destro, lo vedo come a rallentatore. Fili di saliva ondeggiano nella bocca spalancata per la furia. Scatto in avanti per intercettare l'attacco e faccio sibilare un diretto. Una saetta. Chirurgico, alla base del naso. Probabilmente nessuno ha fatto in tempo a vederlo. Nemmeno il povero Brutus. La folla si ammutolisce. Il nanetto non si capacita del suo pupillo: svenuto, in posa come un angelo della neve sull'asfalto. Cento euro. Per un po' sono a posto. Il mio finanziatore è rimasto impalato con un' espressione stranita, felice di aver preservato i connotati e intascato cento euro facili facili.
31
di Salvatore Di Sante
Parma, 2012
I cadaveri erano stati coperti e la zona transennata di nastro giallo. La folla di perditempo aumentava di minuto in minuto.
Gli agenti del RIS, allertati vista la «bizzarria» del caso, repertavano la scena prelevando le tracce ematiche e accertando la temperatura del fegato per risalire all'ora della morte.
Il commissario Bianchini camminava nervosamente avanti e indietro fumando una sigaretta dietro l'altra, come se affrettare un cancro ai polmoni servisse a convincerlo di quello che aveva appena visto.
Cinque gemelli. Possibile? Forse ma molto improbabile. Uccisi e ammucchiati tutti insieme? Troppo strano. Un serial killer specializzato. Ma i vestiti? Quello no, quello era incredibile. Vestiti tutti uguali: e fin qui...
Finché non aveva osservato più attentamente. Gli strappi e le macchie sui jeans; e quella chiazza sul colletto della camicia: identici. Tutti negli stessi punti, in tutti e cinque i corpi! Ai confini della realtà. Colpiti al petto o alla testa, un colpo per uno. Niente bossoli, quindi o l'assassino li aveva raccolti o aveva un revolver.
Niente documenti. Ai polsi il segno dell'orologio: una rapina finita male?
Intanto fra la miriade di cellulari che scattavano foto, scrivevano sui social e lanciavano nell'etere chiamate o sms, uno smartphone di ultima generazione all'orecchio di un signore distinto avrebbe meritato una provvidenziale intercettazione ambientale: - Sono Jones. Ho trovato uno dei ragazzi. E' qui a Parma.
Una settimana dopo...
- Commissario, sono arrivati i risultati della Scientifica, - tagliò corto l'agente inforcando subito l'uscita.
Bianchini consultava il dossier ricostruendo mentalmente la dinamica dell'accaduto.
Due tipi di sangue: uno appartiene a Franco Forti, ventotto anni, piccolo spacciatore; già in carcere per rapina e aggressione. Rapina allora, come pensavo. E' rimasto ferito. Ma da chi? Le cartucce estratte dalle vittime sono per un revolver 38 special. Come quello usato da Forti nel furto alla farmacia di due anni fa; alla conta manca un proiettile. Vediamo adesso le vittime: DNA uguale, gemelli quindi. Non schedati, mannaggia... uhm... e questo che vuol dire?
- Gelsomini! - tuonò dalla scrivania. La recluta entrò di filata, solerte e un po' impacciato come al solito. In più di un'occasione si era rivelato prezioso per le sue lauree in chimica e biologia e questo gli aveva fatto conquistare la stima e la fiducia dei superiori. Il commissario gli porse il fax, lui si aggiustò gli occhiali e prese a scrutarlo.
- Le ultime due righe, - lo indirizzò Bianchini.
Gelsomini contrasse leggermente le labbra, rimanendo assorto nella lettura. Alla fine sentenziò:
- I cinque campioni di DNA delle vittime, tutti identici, presentano... delle sequenze anomale.
- Quindi? Che significa?
Gelsomini tentennava. Il commissario lo fissava perplesso.
- In pratica signore... non saprei come... magari hanno sbagliato...
- Cosa?
- Quelle sequenze. Dalle analisi risultano «non umane».
30
di Salvatore Di Sante
È il momento. In casa ci sono solo la baby-sitter e il piccolo. Incursione lampo al frigo. Sono le 4 del pomeriggio e ho una certa fame. Mi affaccio al corrimano e sbircio al piano di sotto. Marco sta dormicchiando sul divano. Vicino a lui Monica e le sue mèches viola sono imbambolate davanti alla TV col volume al minimo. La scocciatura col mio potere è che devo sempre stare nuda. A passi felpatissimi lungo le scale... Prima rampa andata. Marco è accoccolato su un fianco con le braccia a mo' di cuscino; Monica sempre impalata, unico segno di vita lo sciacquettio della cingomma. Un'altra manciata di gradini, curva ad angolo retto, breve corridoio e riesco a sgattaiolare in cucina. Ricontrollo sporgendomi dalla porta socchiusa. Tutto ok, sono sempre lì. Finalmente. Il frigo! Dunque vediamo: prendo uno yogurt al lampone, una fettallatte, un pacco di cracker e... Cazzo! Ops, mi è sfuggito, l'ho sussurrato. Marco è in piedi nel vano della porta con gli occhi e la bocca spalancati. E ti credo: vedere il frigo aperto con la roba che fluttua per aria... Rimetto tutto dentro, adagio, ma ormai è tardi, ha visto. Si avvicina. Alla sua età la curiosità vince su tutto. Arretro lentamente. Ogni passo sulle piastrelle è una coltellata ghiacciata. E' arrivato al frigo e guarda dentro. Sono in un vicolo cieco, chiusa tra il piano cucina e il tavolo. Se per caso decide di venire qui sono fregata. Tutta presa a studiare Marco non mi accorgo di un bicchiere in bilico sul lavello. All'istante il monello pianta i suoi fari azzurri nella mia direzione. Trattengo il fiato sforzandomi di rimanere immobile. È sempre più vicino. Allunga una mano. La ritrae saltando indietro. A tutti e due scappa un gemito. - Budino... - esclama osservandosi la mano.
Mi accovaccio, gattono di filato sotto il tavolo e volo su per le scale senza voltarmi indietro.
Mi rintano nella camera da letto dei genitori, dov'ero prima. E adesso? Lo dirà alla baby-sitter. Ho fatto rumore, la guiderà quassù. Ok, niente panico. Lo zaino coi vestiti, per le emergenze, è sempre pronto. Lassù nel mobile in alto. Li sento parlottare, stanno salendo. Eccoli. Appoggio lo zaino per terra. Marco entra per primo, a passo spedito, e si ferma vicino al lettone. Sono proprio di fronte a lui, dall'altra parte, in piedi davanti allo specchio (muto) dell'armadio. Monica blocca la porta. E muoviti dai! Spostati. Il bimbo è salito sul letto e procede a carponi, tastando tutto intorno. Ci risiamo, mi punta un'altra volta. Eddai Monica, solo qualche passo. Oh! Sembra mi abbia sentito. Osserva Marco e si guarda in giro. Ora o mai più! O la va o la spacca! Afferro lo zaino e mi precipito fuori. Con la coda dell'occhio li vedo voltarsi verso di me. Ce la faccio, ancora non si sono mossi. Continuo a correre. Scale. Pianerottolo. Faccio i gradini con un salto e mi fiondo all'ingresso. Mi aggrappo alla maniglia d'ottone e spalanco il portone con una spallata. Sotto i piedi l'erba soffice e bagnata. Cancelletto del giardino e via in strada!
Adesso devo trovare subito un vicolo dove rivestirmi. Le gambe mi formicolano, l'effetto sta svanendo. Mi sfioro il seno dove mi ha toccato il piccolo e mi scappa da ridere.
30, 31, 32 di Salvatore di Sante
30, 31, 32 di Salvatore di Sante - (copertina di Chiara Cattalani)
Emma, Marco e Andrea sono appena ragazzini ma già sono costretti a vivere per strada. Sono tre amici accomunati da un tragico passato e scampati fortunosamente a un futuro ancora più cupo. Sono anche tre cavie da laboratorio, (i numeri 30, 31 e 32), fuggiti in seguito a una misteriosa esplosione dall’Istituto dove erano tenuti prigionieri. Tutto a un tratto si ritrovano catapultati in una realtà del tutto estranea, in un mondo completamente sconosciuto e pieno di insidie; e come se non bastasse devono fare i conti con le inquietudini e i tormenti tipici di quell’età. Che ne sarà di loro? Riusciranno a ritrovarsi e a sfuggire al perfido dottor Jones, intenzionato a catturarli a causa dei loro poteri?
Scheda
Titolo: 31, 31, 32
Autore: Salvatore Di Sante
Lato B: NC1 di Ara Gorn
L'intruso di Ara Gorn
ISBN: 978-88-99147-44-0
Formato: epub, mobi e pdf
Prezzo: 1,99€
Lunghezza a stampa: 48 pagine
Genere: Fantascienza
Recensioni: Anobii, Goodreads, Bookville, Booklikes
Text Trailers:
30 (di S. di Sante)
31 (di S. di Sante)
32 (di S. di Sante)
L'Istituto (di S. di Sante)
Progetto X1 (di S. di Sante)
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ISS - I.ncredibili S.egreti S.tellari
ISS - I.ncredibili S.egreti S.tellari di Chiara Cini, Salvatore Di Sante, Michele Pinto, Luca Salmaso, Teresa Regna - (copertina di Michele Scarpone)
Da sempre gli scienziati prendono ispirazione dai romanzi di fantascienza per le loro invenzioni. Con questa raccolta cinque autori di Science-Fiction prendono ispirazione dal lavoro degli scienziati per i loro racconti.
In particolare al centro della scena troviamo la Stazione Spaziale Orbitante, i suoi occupanti italiani, la scoperta di nuovi pianeti, l'orto spaziale, la tecnologia indossabile e molto altro.
Fantastici pomodori spaziali sono al centro di "Astrodetective" di Luca Salmaso. Le implicazioni di una chiavetta USB con all'interno documenti riservati vengono raccontate da Teresa Regna in "Diario di Bordo". Un poco simpatico ragno marziano è il protagonista de "L'ultima missione della ISS" di Salvatore di Sante. Un carillon regalato dalla madre ad una astronave è al centro di "Dialogando tra le stelle" di Chiara Cini. Una ragazza maniaca di informatica e del suo cellulare intercetterà un misterioso segnale dalle stelle in "Debby" di Michele Pinto.
Dedicato a chi lo spazio lo ha vissuto.
Scheda
Titolo: Dialogando tra le Stelle
Autori: Chiara Cini, Salvatore Di Sante, Michele Pinto, Luca Salmaso, Teresa Regna
Copertina: Michele Scarpone
ISBN: 978-88-99147-37-2
Formato: epub, mobi e pdf
Prezzo: 1,99€
Lunghezza a stampa: 90 pagine
Genere: Fantascienza
Recensioni: Anobii, Goodreads, Bookville, Booklikes e Zazie
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